The Black Jesus
Do the Right Thing
22 Ottobre 2013
“E poi, che cavolo di nome è Jesus?” Sai come chiamavano Earl Monroe? Jesus, e sai perché lo chiamavano Jesus? Perché lui era la verità. Poi la stampa dei bianchi ha cominciato a chiamarlo Black Jesus, non poteva essere solo Jesus. Ti ho chiamato Jesus per lui, niente Jesus della Bibbia , Jesus del North Philadelphia , Jesus dei campi da gioco”.
Jake (Denzel Washington) spiega a suo figlio Jesus (Ray Allen) la vera origine del suo nome, siamo in “He Got Game” film icona della cultura cestistica nera.
Ma chi è Earl Monroe? Nato nel 1944 a Philadelphia, precisamente a South Phila ,uno dei quartieri più difficili della “Città dell’amore fraterno” Earl è uno sportivo nato, incontra il basket molto presto nella sua vita. Un talento smisurato, un propensione al gioco che negli anni ’60 difficilmente s’era vista prima. Earl colleziona il suo soprannome ancor prima di diventare un professionista: lo chiamano “Thomas Edison” semplicemente perché quando gioca è un genio. Punto e basta, chiaro e semplice.
Arriva in NBA da leggenda dei playground della Pennsylvania, ma ancor prima ha già sconvolto l’America ed ha già rimediato un altro nickname: Earl “The Pearl” .
Va ai Baltimore Bullets dove giurano di avergli visto segnare 40 punti ad ogni dannata partita, dove Abe Pollin, storico imprenditore di Phila, compra la franchigia dei Bullets solo per vantarsi di avere nel suo team quello che per tutti era Jesus.
Le parole di Jake, ben riassumono tutto ciò che oramai Earl rappresentava per tutti gli appassionati, lui era uno di quelli che ce l’aveva fatta, che da leggenda assoluta del playground era divenuto una superstar dell’NBA, colonna portante dei Knicks campioni nel 1973, perché se è bello vincere un campionato NBA, farlo a NY ha tutto un altro sapore.
Ma le parole di cui sopra ci dicono tanto anche sull’America del tempo, ancora internamente lacerata dalle differenze razziali, dove un nero non poteva essere Gesù, ma un Gesù nero si, dove i bianchi ammiravano e veneravano i neri, purchè l’ammirazione e la venerazione restassero su di un parquè, non era un’America pronta nella maniera più assoluta.
Su The Pearl è stato scritto tantissimo, “Earl The Pearl – My Story” è forse la sua più completa biografia, “Black Jesus” di Federico Buffa, uno straodinario libro da lui esplicitamente ispirato. E’ stato tra i primi neri a finire sulla copertina di “Sports Illustrated” , Woody Allen per lui ha cominciato a seguire il basket e gli ha dedicato una “Fan Note” su SI, a lui che era la “philly legend”.
Se oggi Derrick Rose si muove a ritmo di hip hop, Monroe lo faceva a ritmo di Jazz tanto che Nelson George, guru della musica black, parlando di Black Jesus disse “Questo Monroe gioca con delle variazioni di tempo che avrebbe potuto comprendere solo Thelonious Monk”.
Per i meno esperti, tale Thelonious…