A lezione di calcio
Viaggio nella Guangzhou Evergrande Academy, la scuola calcio più grande del mondo
04 Gennaio 2017
È diventato il leitmotiv del mercato di gennaio: le squadre cinesi contattano giocatori sudamericani o europei e li portano a giocare nel proprio campionato pagando cifre folli. È un processo per la verità iniziato già da qualche anno, almeno da quando prima i Gilardino e i Diamanti e poi i Lavezzi e Jackson Martinez aveva scelto di provare l’esperienza cinese.
In questa finestra di mercato però le cifre si sono fatte ancora più folli, così come i nomi: Oscar, Witsel (cercato peraltro anche dalla Juventus) e soprattutto Carlitos Tevez, che arriverà a guadagnare circa 38 milioni di euro all’anno. Di nuovo quindi il calcio cinese è finito sotto la lente di ingrandimento, dopo che negli scorsi anno più volte si era cercato di indagare sul tentativo del governo cinese di convincere il suo popolo che, in fin dei conti, questo calcio non fosse poi così male. Addirittura Politico la scorsa settimana ha incluso il governo cinese in una lista di cose spaventose per il 2017, con l’ipotesi che possano rovinare il calcio.
In realtà, il progetto cinese è un po’ meno invasivo di così, e punta – semplicemente – alla vittoria della Coppa del Mondo, con un processo che parte dalle giovanili. La scorsa estate CTV News era riuscita a entrare e fotografare la punta dell’iceberg del progetto cinese: la più grande accademia di calcio al mondo, la Guangzhou Evergrande's Youth Academy. Dodici km quadrati costruiti in poco più di 11 mesi per consegnare a 2600 bambini la possibilità di coltivare il proprio sogno, o forse quello di qualcun altro. Il progetto titanico dell’Evergrande è merito di Xu Jiayin, magnate cinese che sta da anni investendo per permettere alla Cina di avere 100mila giovani pronti per le prossime coppe del mondo. Il tutto grazie a una partnership con il Real Madrid e l’arrivo di tecnici spagnoli.
Abbiamo allora raccolto qualche scatto per cercare di comprendere e visualizzare l’enormità di quello di cui parliamo.