Re-immaginando il nuovo logo della Juventus
Intervista al designer che ha provato a "completare" il nuovo logo juventino
23 Gennaio 2017
La scorsa settimana la Juventus ha presentato, a sorpresa, il nuovo logo, che sarà sulle divise della squadra dal prossimo anno. Realizzato da Interbrand, il nuovo logo ha la finalità di raccontare una nuova storia, una nuova pagina della vita juventina, più moderna e più orientata al mercato.
Il logo tuttavia ha suscitato reazioni contrastanti nei tifosi juventini, divisi tra la fiducia nelle scelte societarie, scetticismo e disprezzo (anche esagerato, se vogliamo). Se tutti hanno compreso le intenzioni della Juventus col nuovo logo, in tanti hanno accusato il nuovo progetto di mancanza di identità, di un legame con la città di Torino in primis e con il calcio in generale. Sui social, oltre all’ironia, si sono rincorse diverse idee di designer che provavano a rendere un bel logo per un brand anche un buon logo per una squadra di calcio. Siamo imbattuti nel lavoro di Matteo Caputo, giovane designer siciliano, che ha re-immaginato il logo juventino. Lo abbiamo intercettato per fargli qualche domanda.
Prima di tutto volevo chiederti: sei un tifoso juventino? E da dove nasce la voglia di provare a “completare” il logo?
Seguo tantissimo il calcio ma non tifo Juventus, in compenso guardo spesso le partite di quest'ultima e col passare degli anni ho avuto modo di approfondire la storia juventina anche attraverso una attenta analisi che riguarda la storia delle maglie e dei loghi. La voglia di "completare" il nuovo logo nasce da un esigenza personale, ovvero nel mettermi in gioco in prima persona e riuscire a capire, dopo aver effettuato un attenta analisi, se fossi riuscito a dare un tocco maggiormente tradizionale e allo stesso tempo innovativo allo stemma presentato pochi giorni fa, immedesimandomi in colui a cui è stata commissionata la realizzazione del nuovo logo.
Il logo è stato molto criticato e, nonostante un po’ tutti abbiano compreso la mossa orientata al mercato della società, per larga parte il logo continua a non piacere. Quali credi siano gli “errori” (se di errori si può parlare) più evidenti nel lavoro e che hai cercato di correggere
Credo fermamente che il logo ufficiale in se per se abbia senza dubbio un potenziale enorme, esprime attraverso i pochi tratti che lo compongono un messaggio comunicativo forte e deciso. Le critiche possono starci, poiché stiamo parlando a mio avviso di uno dei rebrand più azzardati di sempre in ambito calcistico. Tu parli di "errori" , io tuttavia preferisco chiamarle "dimenticanze", poiché credo che il logo manchi di qualcosa, un qualcosa che rappresenta l'appartenenza alla città, e soprattutto l'appartenenza all'ambiente calcistico. Personalmente credo che nel logo debbano essere aggiunti elementi in un certo senso tradizionalisti, che permettano a chi lo guarda di comprendere perfettamente il significato, unendo tradizione e innovazione in un unico risultato finale. Credo quindi che le dimenticanze principali, a mio parere riguardino nel complesso la "forma" in cui il logo è stato disegnato: l'evoluzione della lettera J rappresentata all'interno, il contorno che si rifà alla forma dello scudetto, e la mancanza di un simbolo che facesse riferimento alla città di Torino.
Quali sono state le ispirazioni dietro questo tuo lavoro?
Le ispirazioni per la realizzazione di questa mia versione del logo sono nate, come già detto in precedenza, da una voglia di immedesimarmi in colui/coloro che hanno avuto in commissione il logo, cercare attraverso le mie conoscenze in ambito calcistico e grafico di riuscire ad ottenere un logo che rappresenti la squadra in ambito sportivo e allo stesso tempo un brand affermato nel mondo del business quale è diventato il calcio al giorno d'oggi, coniugando la tradizione e gli elementi caratteristici che hanno fatto grande la storia della Juventus e del suo celebre marchio.
Hai aggiunto l’elemento cittadino che in molti avevano invocato, e di cui molto si discute in questi casi. Hai anche scritto che questo tuo logo nasce dalla volontà di rendere il logo “quello di una squadra piuttosto che di una azienda”. Ritieni fondamentale mantenere la connessione città-logo?
Credo che una squadra di calcio rappresenti prima di tutto la città da dove essa proviene. Sono le fondamenta del calcio in generale. Penso che il rapporto tra squadra e città debba essere inscindibile. Questo discorso si amplia parlando anche dei loghi in generale. Nella maggior parte dei casi un qualsiasi stemma calcistico contiene almeno un riferimento alla città da cui proviene la squadra che lo usa. Sono questi gli elementi che a mio avviso rendono riconoscibili le squadre tra di loro. Basta pensare a molti loghi di squadre famose, come ad esempio in Inghilterra, squadre del calibro di Manchester United e Manchester City che pur avendo colori e caratteristiche diverse hanno nei rispettivi stemmi alcuni elementi identici. Questo discorso ingloba anche la Juventus, penso che al logo manchi un elemento che rappresenta l'appartenenza alla città di Torino che si identifichi all'interno del logo come fatto in precedenza con i vecchi stemmi. L'inserimento in questo caso del simbolo cittadino permette a chiunque guardi il logo di poter, a mio avviso, comprendere facilmente che si sta guardando uno stemma calcistico piuttosto che un qualsiasi logo il quale, senza il lettering Juventus può essere erroneamente associato a qualsiasi tipo di altro brand.
Quali sono secondo te gli esempi più virtuosi di rebranding nel calcio degli ultimi anni?
Col passare del tempo sostengo sempre di più che alcuni dei rebrand più riusciti in ambito calcistico riguardino il Manchester City, che ha appena cambiato il vecchio e storico logo con una versione che ricorda molto i vecchi stemmi utilizzati negli anni successivi alla fondazione della squadra. In questo caso è apprezzabile il fatto che nel nuovo logo riescano a coesistere stemma calcistico e brand, poiché esso contiene, a partire dalla forma, gli elementi storici che rappresentano visualmente l'identità del club. Stesso discorso vale anche per l'Atletico Madrid, che dalla prossima stagione adotterà un logo rivisitato in maniera molto semplice ma efficace. In Italia credo che un rebrand virtuoso si identifichi con la squadra del Cagliari Calcio, che nonostante abbia quasi "stravolto" riesce a mantenere intatto nel logo il messaggio comunicativo pur cambiandone radicalmente la forma.