Thilo
Kehrer
"Act of Balance"
Come si fa a giocare in una delle capitali della moda mondiale, in uno dei club più importanti in Europa e per una delle nazionali più blasonate della storia del calcio senza essere schiacciati dalla pressione anzi usando il proprio ruolo per lanciare iniziative di beneficenza e senza mai perdere la curiosità per ciò che ci circonda? Lo abbiamo chiesto a Thilo Kehrer, difensore del Paris Saint-Germain e della nazionale tedesca, il secondo protagonista di More Than. “Gli esseri umani hanno bisogno di equilibrio per rimanere sani”, e ancora di più i calciatori, tirati non solo in campo per la maglia ma anche fuori di esso dalle aspettative, dalle attese e dalle attenzioni che spesso soffocano le ambizioni di chi vorrebbe essere appunto qualcosa in più di un semplice atleta. “Dovremmo essere assolutamente liberi di mostrare il nostro lato creativo, perché è come aprire un cancello verso un altro mondo, di tanto in tanto.”
Thilo Kehrer ha solamente 24 anni ma nella sua vita ha già raggiunto dei traguardi impressionanti, dal vincere l’Europeo Under 21 al vestire una delle maglie più prestigiose del calcio mondiale, senza rinunciare ad essere sempre se stesso. Nato da padre tedesco e madre burundese a Tubinga, ha passato i primi anni della sua vita nel paese natale della madre prima di tornare in Germania dove ha iniziato la lunga scalata nelle giovanili dello Schalke 04 fino al debutto in Bundesliga a soli diciassette anni. Poi nel 2018 ha spiccato il volo verso Parigi, in quella che è la meta preferita per gli appassionati di calcio e di moda insieme. “Ovviamente è una grande opportunità quella di giocare al Paris e in una delle capitali della moda, dove scoprire quotidianamente nuovi brand e nuove opportunità”.
Una di queste è la Paris Fashion Week ovviamente, alla quale Kehrer ha partecipato per la prima volta lo scorso Giugno. “La Paris Fashion Week è stata un’esperienza molto interessante per noi che solitamente siamo dei consumatori e non conosciamo i dietro le quinte. Sono stato molto fortunato ad esser stato invitato da Ami per alcune prove di vestito con José Cordero, uno degli stilisti del brand, per lo show e poi conoscere Alexandre Mattiussi, il fondatore e designer che sta facendo un lavoro incredibile, il CEO Nicolas Santi Weil, Etienne che mi ha seguito spiegandomi passo passo il processo creativo e infine essere intervistato da Loic Prigent, che ha uno dei migliori canali di moda su YouTube al mondo. Mi sono sentito davvero un privilegiato.”
Per Kehrer è stata una settimana piena di appuntamenti molto diversi da quelli che propone solitamente l'attività calcistica. “La Fashion Week ti fa scoprire molte cose nuove alle quali normalmente non avresti accesso“ ci dice il difensore del Paris Saint-Germain. L’esperienza non ha rivoluzionato il suo modo di vestire, però ha allargato le possibilità a sua disposizione, aprendo nuovi immaginari nei quali muoversi in futuro. “Non vorrei dire che ha cambiato il mio stile, ma certo avere la possibilità di vedere il dietro le quinte mi ha dato una nuova prospettiva del mondo della moda. La maggior parte delle persone che gestiscono i brand usano in realtà uno stile estremamente rilassato. Io avrei immaginato l’opposto. E hanno sempre un designer underground sconosciuto che vestono sempre, molto più di un capo pieno di loghi. Quindi ancora, è un modo per incontrare e scoprire persone che arrivano da ogni parte del mondo. Una esperienza grandiosa.”
Il rapporto tra moda e calcio in questi ultimi anni è cresciuto esponenzialmente, fino a diventare quasi inflazionato se esplorato senza la giusta attenzione o passione. D’altronde come ci dice Thilo Kehrer “non credo che tutti i calciatori amino davvero la moda. Ed è importante segnalare la differenza tra moda come arte e moda come “quello che va di moda” che per me sono due cose molto diverse. La seconda ad esempio conduce a quegli stereotipi che da sempre inquinano il discorso pubblico sul calcio”. Ovvero dei calciatori che appena mostrano un lato di loro stessi più profondo, personale e slegato dalla performance calcistica vengono immediatamente etichettati come poco interessati alla loro professione. “Credo che esplorare maggiormente quella dimensione non debba essere un tabù. Non siamo robot, ma persone che vogliono e trovano piacere a fare le stesse cose di tutti gli altri se la situazione lo permette.”
D’altronde Kehrer ricorda come “lo stile e la moda sono sempre stati presenti nel mondo del calcio, dai tagli di capelli ai vestiti, e abbiamo visto quanti calciatori sono ricordati tanto per i loro look quanto per il loro talento sul campo.” Pensare di separare gli ambiti è impossibile, oltre che inutile. Ora però gli atleti hanno guadagnato ulteriore consapevolezza, aggiungendo anche una sensibilità più spiccata verso la cultura alta, diversificando i loro interessi anche oltre il campo verde. “Per quanto mi riguarda io amo la moda in quanto opera d’arte, come stile di vita ma questo non ha niente a che vedere con il mio essere un calciatore, risponde ad una sensibilità personale.”
Ma i tifosi del PSG non devono preoccuparsi, Kehrer non ha perso interesse verso lo sport. La sua è una riflessione sulla centralità dell’individuo nel calcio, una richiesta di equilibrio tra vita personale e performance che in altri sport invece è più facile da ottenere. “Ovviamente il calcio deve rimanere la priorità, senza alcun dubbio, ma quando ho tempo e desiderio voglio permettermi di nutrirmi di cultura, compresa quella che abbraccia la moda e il lifestyle. Pensiamo agli atleti NBA, che da sempre hanno dimostrato di avere un profondo interesse nella moda senza che questo gli abbia impedito di performare ad altissimi livelli sul parquet. Come non impedisce a nessuno di farlo se si va al cinema, al ristorante o al teatro.”
“Per quanto mi riguarda io amo la moda in quanto opera d’arte, come stile di vita ma questo non ha niente a che vedere con il mio essere un calciatore, risponde ad una sensibilità personale.”
Il Paris Saint-Germain è il perfetto palcoscenico per esprimere tutte le sfaccettature della sua personalità, visto che negli ultimi anni ha dimostrato di essere il club in Europa più attento nell’associare il profilo sportivo con altri brand fuori dall’ambito calcistico. E le tante collaborazioni della sua squadra hanno impressionato Kehrer, dalla inevitabile partnership con Jordan Brand, “che ha avvicinato due mondi come il basket e il calcio rivoluzionando il mercato dello sportswear”. Ma soprattutto il rapporto con Dior Men, “un brand talmente leggendario con alla guida Kim Jones, che già come aveva fatto a Louis Vuitton ha cambiato il mondo della moda maschile. Uno dei miei designer preferiti e che ho avuto il privilegio di indossare in varie occasioni da quando sono qui a Parigi, quindi si PSG X DIOR è una collaborazione che ho amato molto.”
Ma gli interessi di Thilo Kehrer non si limitano al rapporto tra calcio e moda, anzi il calciatore tedesco il 22 Maggio ha aperto la sua fondazione, la TKF, per aiutare i meno fortunati sfruttando la sua posizione privilegiata. In particolare la sua attenzione è rivolta ai bambini del Burundi, il paese natale di sua madre dove ha passato i primi anni della sua vita. Kehrer è stato fortunato, perché nonostante sia cresciuto in uno degli stati più piccoli e poveri dell’Africa continentale, ha sempre avuto un livello di vita ben più elevato rispetto al resto della popolazione. È lui stesso a precisarlo quando gli chiediamo com’è essere uno sportivo che ha vissuto in prima persona il dramma della povertà e delle diseguaglianze sociali. “Solo per motivi di chiarezza, ho passato solo i miei primi anni di vita in Burundi e non ricordo molto di quel periodo. E anche quando ero lì ho vissuto in condizioni molto migliori rispetto alla maggioranza della popolazione”.
Grazie però alla sua storia personale il nazionale tedesco ha deciso di costruire il Thilo Kehrer Center, uno spazio polifunzionale che possa servire come luogo di incontro sicuro per i giovani, con servizi di tutoring, ospiti speciali e una connessione internet. E sempre attraverso la rete arriva la nuova iniziativa di Kehrer, una serie di NFT animati in 3D chiamata Babies. “Gli NFT Babies sono stati lanciati in collaborazione con la mia fondazione (TKF), la quale si occupa di realizzare i sogni dei bambini di tutto il mondo e di offrire loro le opportunità per costruire un futuro migliore. I Babies NFTs sono una collezione artistica di animazioni 3D che sono venduti su una piattaforma dedicata e parte dei benefici condivisi con la Fondazione Thilo Kehrer.” Un progetto scalabile, pronto per il metaverso e che porterà innumerevoli sorprese ma soprattutto i cui proventi verranno devoluti nei progetti della fondazione.
Oltre il calciatore, Kehrer interpreta un nuovo ruolo attento sia alla cultura che alla società in cui vive. “In ogni evento credo che i calciatori possano giocare un ruolo importante nel portare l’attenzione mediatica ad interessarsi a cause meno conosciute, usando il proprio nome e la propria fama per supportare iniziative di beneficenza e raccogliere fondi. Come calciatori siamo seguiti da migliaia di tifosi sparsi per tutto il mondo e non dovremo mai dimenticare che siamo dei privilegiati e dovremo fare quanto in nostro potere per rendere il mondo migliore di com’è oggi.”
Talent: Thilo Kehrer
Photographer: Zoë Joubert
Stylist: David Bellion/José Cordero
Production: Super Vision Office/Pascale Savary
Art Director: Alessandro Bigi
Words: Lorenzo Bottini