Nadya
Karpova
A day in a life
Barcellona non è solamente la città di Gaudì o delle Ramblas invase dai turisti. Nelle pieghe della capitale catalana si nascondono piccoli rifugi, oasi conosciute solamente dai locali che vogliono allontanarsi dalla frenesia. E in una città portuale affacciata sul Mediterraneo, che durante la sua storia ormai millenaria ha richiamato a sé gente da tutti i mari, non è difficile trovare luoghi che parlano lingue diverse, vivono di differenti culture e suggestioni. Nadya Karpova è arrivata in Spagna a soli 22 anni, dopo aver giocato l’Europeo 2017 con la maglia della sua nazionale, prima a Siviglia e poi a Valencia. Alla fine ha trovato la sua dimensione a Barcellona, lato Espanyol, dove ha finalmente potuto esprimersi liberamente, esplorando un lato personale mai mostrato prima e diventando la nuova protagonista di More Than. Nadya Karpova ha infatti saputo affiancare alla sua carriera di calciatrice una serie di interessi e passioni che l’hanno resa un personaggio da seguire anche oltre il rettangolo verde. Dalle campagne realizzate come testimonial adidas alle sfilate di Balenciaga, al suo coming out durante un’intervista concessa alla BBC fino alla dura posizione contro l’invasione russa in Ucraina che l’ha di fatto estromessa dalla nazionale, Karpova rappresenta un nuovo modello di atlete. Uno che non ha paura di esprimere le sue opinioni, a prescindere dalle conseguenze. È lei stessa a raccontarci come si sia sempre sentita differente, non solamente a causa della sua grande passione per il calcio.
“Non mi è mai piaciuto vestirmi come tutte le altre bambine della mia classe, fin da piccola le maestre mi rimproveravano perché andavo a scuola in jeans e non ero abbastanza femminile. Fin dall’asilo queste divisioni di genere mi hanno sempre fatto arrabbiare, non le trovo necessarie. Per questo motivo i vestiti che indosso sono sempre un modo per esprimere me stessa e i miei sentimenti. Indosso solo ciò che mi piace perché l’importante è che mi senta sempre a mio agio” ci dice mentre giriamo in una Barcellona inedita, tra rosticcerie e negozi alimentari russi. E anche i look scelti per Karpova non ricalcano esattamente uno stile tourist-core, anzi i suoi vestiti Balenciaga rompono con le tradizioni dei luoghi dove scattiamo. La calciatrice russa interpreta perfettamente l’estetica e la filosofia di Demna, tanto che è stata invitata allo show della Fashion Week parigina lo scorso ottobre, dentro l'arena di fango creata dal direttore creativo di Balenciaga. “Quando ho assistito all’ultima sfilata di Demna, ho capito che la moda può fare tutto; prima di allora non avevo approfondito molto la moda. Ho capito che il designer, ispirato dalle persone, può aiutare e persino salvare. Leggendo le note dello show prima della sfilata, sono rimasta scioccata, perché erano molto vicino a me, alcune cose semplici che erano presenti nel linguaggio, sulle barriere nella vita, sui pregiudizi e sul fatto che la società mette etichette sulle persone.”
Vestiti come armature, per difendersi dagli attacchi esterni ma allo stesso tempo per sentirsi finalmente a proprio agio in un mondo non più binario. “Demna distrugge questi confini, scavando molto più a fondo del semplice vestire le persone alla moda. Crea abiti per tutti, non attribuisce vestiti a un certo genere e approfondisce sempre temi importanti” dice Karpova. E la sua storia suggerisce quanto sia stato vitale per lei combattere costantemente gli stereotipi, sin dall'inizio della sua carriera in Russia fino al coming out avvenuto attraverso i social e un’intervista rilasciata alla BBC quando era già in Spagna. “Durante la mia infanzia, le sottoculture e l’heavy metal erano estremamente popolari dove sono cresciuta. All’epoca frequentavo costantemente lo skatepark, mi vestivo con i vestiti che compravo nei negozi di skate e ai concerti rock. Amo ancora il merch delle band metal della mia infanzia. Ho molte magliette e non ho mai aspirato ad entrare nella moda. Vedevo gli stili e le energie che mi circondavano e mi vestivo come volevo”. Karpova quindi condivide con Demna un’affinità spirituale, dettata anche da una vicinanza culturale e geografica. Un’estetica molto simile a quella che ha rivoluzionato la moda contemporanea, dove le sfilate sono diventate rave e i modelli dei corpi imperfetti che traducono in silhouette oversize le insicurezze, le difficoltà e i desideri di normalità.
Seduta ai tavolini di legno impiallacciato o appoggiata ai banconi in finto marmo, la calciatrice dell’Espanyol è lontanissima dall’estetica solitamente applicata agli atleti. È lei stessa a confermare come il proprio stile fuori dal campo sia molto diverso da quello mentre gioca. “In campo per me è importante che tutto sia il più comodo possibile, perché sono concentrato sul risultato, non mi piace essere distratto da qualcosa di diverso dal calcio. L'unica cosa che probabilmente mi piace scegliere è il colore dei miei scarpini, mi piace il bianco o alcuni scarpini luminosi e calzini bianchi.” Invece oggi è in total black, tra volumi scomposti e tessuti tecnici, combat boots e guanti fetish. Unica concessione al mondo del calcio un paio di Nike Mercurial e la sua maglia da gioco, la numero 9 bianca e blu dell’Espanyol.
“Demna distrugge questi confini, scavando molto più a fondo del semplice vestire le persone alla moda. Crea abiti per tutti, non attribuisce vestiti a un certo genere e approfondisce sempre temi importanti”
“Demna distrugge questi confini, scavando molto più a fondo del semplice vestire le persone alla moda. Crea abiti per tutti, non attribuisce vestiti a un certo genere e approfondisce sempre temi importanti”
Nonostante il calcio e la moda si stiano infatti costantemente influenzando a vicenda, Karpova ci tiene a mantenere una netta distanza tra i due, nonostante ritenga che tale incontro possa rendere il calcio più accessibile. “È positivo che ci siano sempre più connessioni tra la moda e il calcio poiché questo rende la cultura dello sport più sfaccettata, lo sport ispira la moda, la moda ispira lo sport, penso sia bello.” Ed è un modo per aprire nuove porte, rendendo lo sport più seguito al mondo uno strumento di cambiamento, nonostante troppo spesso succede il contrario. “Il calcio dovrebbe essere in grado di aiutare tutti, è uno sport che dovrebbe regalare emozioni positive e distrarre dalla frenesia quotidiana. Non c'è posto per l'omofobia, il razzismo e altri tipi di discriminazione. Perché il calcio è uno sport che tutti dovrebbero avere la possibilità di praticare” continua Karpova mentre passiamo da una location all’altra. “Sono molto ispirata da varie giocatrici di calcio, come Megan Rapinoe, che si batte per i suoi diritti, per i diritti delle altre persone, per i diritti della comunità LGBTQ+. Ma la cosa più importante è che il calcio femminile sia più aperto e libero di quello maschile”.
Ma in questo momento storico lo sguardo di Karpova è rivolto verso un’altra ingiustizia, se possibile ancor più grave e drammatica. Nonostante infatti sia stata silenziata in patria e ostracizzata dalla propria nazionale, la calciatrice ci tiene ad alzare la voce e farsi sentire a difesa dell’Ucraina. “Prima di tutto, in quanto esseri umani dotati di empatia e solidarietà, dobbiamo condannare le aggressioni militari. Questo include gli atleti, perché sono seguiti da un pubblico enorme, perché questo è un crimine contro l'umanità. Siamo entrati in questa vita per godercela, per amare, per crescere dei figli e così via, e mi fa star male quando vedo che Putin è impazzito per il potere, ha invaso territori stranieri e ha iniziato una guerra.” Karpova è una delle pochissime atlete russe a schierarsi apertamente contro l’invasione effettuata dal proprio paese d’origine, mettendo a rischio molto più della sua carriera. “Viviamo in un'altra epoca, Putin vuole fermare il tempo, ma non ci riuscirà. Le persone non dovrebbero morire a causa della sua aggressione. Pertanto, sarò sempre dalla parte dell'Ucraina, anche se amo molto la Russia, ma amare il proprio Paese non significa amare un governo folle e un vecchio dittatore. Credo che nella Russia del futuro, dopo la guerra, faremo rinascere i nostri sport, faremo rinascere il Paese e tutto andrà bene” afferma Karpova. “L'Ucraina e la Russia saranno libere. Ora, tutto ciò che voglio è che tutte le persone si uniscono contro la guerra, questo è molto più importante.”
Photographer: Raphael Chatelain
Stylist: Marco Venè
Photographer Assistant: Franco de la Puente
Stylist Assistant: Guillem Chanzà
Editorial Coordinator: Edoardo Lasala
Interview: Lorenzo Bottini
Production: nss factory