Tom Davies
Circular Football
Questo numero di More Than è stato scattato a Ottobre 2023, nel frattempo Tom Davies ha dovuto affrontare alcune sfide impreviste, a causa di un infortunio che ha subito poche settimane dopo il nostro incontro. In questi mesi il centrocampista dello Sheffield United sta lavorando per tornare il prima possibile in campo, portando avanti i progetti legati alla sostenibilità che lo rendono una grande fonte di ispirazione per tutto il mondo del calcio.
Passano i bus e le macchine nel traffico di Londra, il quartiere di Shoreditch è espressione di un’idea di città globale difficile da trovare altrove in Europa, modellata da uno sguardo sulla contemporaneità che non ha perso il passo con i cambiamenti culturali dell’ultimo mezzo secolo. I cambiamenti richiedono una grande capacità da parte dei singoli di adattarsi e responsabilizzarsi, ancora di più se per le personalità di rilievo, che hanno il compito di ispirare e trascinare. Diversi calciatori in Inghilterra hanno svolto questo ruolo nel corso degli anni, Tom Davies, centrocampista dello Sheffield United, rappresenta una nuova generazione di sportivi, che attraverso azioni concrete da voce a una coscienza collettiva contro le disuguaglianze, gli sprechi e l’indifferenza. È lui il protagonista del quindicesimo numero di “More Than”, e a nss sports ha raccontato di come sia cambiato il suo interesse per la moda, la responsabilità di essere calciatore nel maggiore campionato al mondo e la sua passione per l’Italia e le vecchie maglie della Serie A.
Mentre proviamo a costruire una società sicura, Tom Davies sente che il mondo del calcio sia un posto sicuro? “Molte cose stanno cambiando, anche nel calcio, ma ci sono ancora molti episodi di razzismo e differenze di salario tra uomini e donne. Penso che il calcio stia andando nella giusta direzione e che stiamo costruendo un sistema giusto, abbiamo strutture che andranno a vantaggio delle generazioni future, ma siamo ancora lontani da dove dovremmo essere.” Il punto di vista di Tom Davies non è superficialmente ottimistico, ma nasce da un modo di intendere gli obiettivi come impegno collettivo, come coordinazione di un gruppo disomogeneo che ha però l’obiettivo di tutelarsi, come gruppo appunto. Ha diverse cose da raccontare di sé Tom Davies, “come giocatore, posso cercare di evidenziare i problemi o parlarne quando vedo e sento che è il momento giusto per farlo” ma per deformazione professionale, lo sguardo va al proprio rapporto con la squadra, con quel collettivo di calciatori intorno a cui ruota il calcio: “Il mio percorso è diverso da quello del giocatore seduto accanto a me in spogliatoio. A me può interessare la sostenibilità, a Marcus Rashford può interessare dare pasti ai bambini in difficoltà. Il calcio è fatto da squadre e da gruppi di persone che provengono da ambienti diversi. Bisogna comunicare, perché siamo diversi dalla persona seduta accanto a noi, il bello è che poi ci uniamo per giocare insieme.”
Il calcio e il ruolo delle persone nella società è un continuo cambio di prospettiva tra singolare e plurale, Tom Davies ha scelto di schierarsi anche come singolo attraverso il progetto ChopValue, azienda che ricicla le bacchette dei ristoranti per trasformarle in tavoli, sedie e qualsiasi cosa sia possibile ricavare, per evitare che finiscano in discarica e che vengano abbattuti ulteriori alberi. ChopValue dalla sua fondazione nel 2016 ha riciclato oltre 123 milioni di bacchette, riducendo la dispersione di oltre sei milioni di Kg di CO2 nell’atmosfera. La sfida dell’azienda è quella di rappresentare il cambio di prospettiva che porta il rifiuto a essere risorsa, e infine oggetto di design, seguendo i principi di economia circolare.
“Per me la sostenibilità è un valore importante, anche quando compro vestiti mi chiedo se li indosserò ancora tra dieci anni, se potrò regalarli a qualcuno o riciclarli”. Uno dei punti chiave dell’impegno sociale di Tom Davies è il modo in cui questo deve essere comunicato, la vera differenza e il valore aggiunto tra questa generazione e quelle passate, come spiega a nss sports il numero 22 dello Sheffield United: “Per me è importante condividere tutto con i miei fan, perché ora c'è una piattaforma per farlo. Quando ero più giovane avrei voluto avere più calciatori o musicisti che dicessero cosa avremmo potuto fare per il pianeta e come potevamo aiutarlo.”
Mentre Londra ospita la Fashion Week, Tom Davies ripercorre anche del momento che sta vivendo la moda, e di come il calciatore inglese abbia sempre avuto un’attenzione speciale, in campo e fuori, al proprio stile, come una necessaria forma di espressione, istintiva, naturale e liberatoria. “Ho sempre amato brand come Gucci e Loewe, quando ero più giovane ero molto entusiasta all'idea di potermi permettere vestiti di alta moda. Poi era un mondo che non avevo mai esplorato, potevo essere chi volevo attraverso i vestiti che indossavo”. In un mondo come quello della moda, che ha nel cambiamento il carattere più forte del proprio ciclo vitale, anche Tom Davies ammette che il suo rapporto con brand e collezioni è cambiato, indirizzato ora verso la sostenibilità degli abiti. Ai grandi marchi e ai trend Tom racconta a nss sports di preferire l’idea di acquistare un capo che duri 15 anni e vestiti “che amo davvero, che indosserò più volte e che mi dureranno a lungo, in questo momento sto acquistando cose che ritengo siano adatte a Tom Davies, non che siano adatte ai trend”.
“C’è bisogno di cambiare molto nel calcio. Come giocatore posso cercare di evidenziare i problemi o parlarne quando vedo e sento che è il momento giusto per farlo. Ci sono strutture però che aiuteranno le nuove generazioni e forse stiamo andando nella direzione giusta.”
“C’è bisogno di cambiare molto nel calcio. Come giocatore posso cercare di evidenziare i problemi o parlarne quando vedo e sento che è il momento giusto per farlo. Ci sono strutture però che aiuteranno le nuove generazioni e forse stiamo andando nella direzione giusta.”
Il calcio come fenomeno di stile è nato proprio dagli spogliatoi e dai calciatori e Tom è stato uno dei primi a mostrarsi con look diversi da quelli più prevedibili di tanti suoi colleghi. Se Hector Bellerin ha aperto il trend e “ha spinto tutti gli altri calciatori della sua generazione in modo fondamentale a unire calcio e moda”, Tom ricorda altri calciatori con un grande stile come “Dominic Calvert-Lewin e Moise Kean, mi divertivo a vedere come si vestivano ogni giorno nello spogliatoio. Ora mi piace anche Jules Koundé del Barcellona, è così naturale e per me la cosa migliore è quando vedo una persona che non sembra a disagio o fuori luogo con quello che indossa”. nss sports ha sempre seguito con interesse Tom Davies e la sua eleganza nell’indossare completi Ferragamo, cappotti Versace, o giocare in campo con i calzettoni abbassati e i capelli lunghi al vento: “Fare attenzione a ciò che indosso in campo è qualcosa che ho fatto fin da bambino, ma solo la prima volta che ho giocato davanti a un grande pubblico mi sono reso conto come le persone si accorgessero di queste cose. Sono sempre stato incoraggiato a esprimere me stesso e continuo ad essere quel tipo di persona. In campo mi devo sentire sempre a mio agio perché mi aiuta a concentrarmi sul gioco”.
Spesso per abitudine non si fa grande attenzione ai kit da calcio in campo, discorso diverso per quanto riguarda gli ambienti della moda, ora che indossare le maglie sono diventate un vero e proprio trend. Con la stessa naturalezza con cui le indossa in campo, le maglie da calcio hanno sempre fatto parte dei look di Davies. In altre puntate di More Than i calciatori in prima persona hanno raccontato di essere collezionisti, e anche per Tom Davies è così. “Mi piacciono molto le vecchie maglie da calcio, cerco di scambiare più maglie possibili con i giocatori contro cui gioco, in futuro sarà bello guardare indietro la mia collezione. Ho sempre indossato maglie e ne ho una vecchia del Barcellona che mi piaceva molto, anche una recente della Juventus, nera e verde, bellissima. Milan, Juventus, Inter, Roma, Napoli, mi piacciono molto le vecchie maglie classiche italiane, sono le migliori per me.” E la passione per l’Italia del calciatore di Liverpool è testimoniata dalle foto pubblicate su Instagram, in vacanza tra Puglia e Toscana, con il sogno un giorno di venire a vivere e giocare in Italia, che Tom definisce come “un Paese splendido”. Davies aggiunge poi che “lo stile di vita è fantastico. Anche il calcio è incredibile, ha così tanta storia e il campionato è di alta qualità. Come persona voglio crescere e imparare altre lingue, e se sarà l'italiano, sì, sento che sto sorridendo mentre ne parlo.” In questa intervista il concetto di cambiamento e circolarità è stato una costante, e questo riflette lo spirito di Tom Davies, il quale proprio la scorsa estate ha affrontato il cambiamento sportivo più importante della sua carriera, passando allo Sheffield United dopo una vita intera all’Everton. Non è stato semplice prendere la decisione, come ci confessa l’attuale centrocampista dei Blades, che però può tirare un primo bilancio: “Non sapevo come mi sarei adattato alla nuova squadra, ai giocatori, al manager, alla città. Ma ad essere onesti, è stato fantastico. Mi sono trasferito in città e la squadra è stata fantastica con me. I dirigenti e lo staff sono stati tutti molto accoglienti, quindi è andata meglio di quanto avrei mai potuto sperare.”
Tom Davies non il più comune esempio di calciatore attento al trend, al look da contenuto social come dimostrazione di stile, anche la moda è vista da Tom Davies nella sua dimensione più artistica. È la storia che gli interessa, lo storytelling e lo spirito che un’intenzione, creativa o etica, può suscitare. Il calcio poi va visto come riflesso del modo con cui il calciatore inglese conduce il proprio impegno morale nei confronti di tutto ciò che lo circonda. Un mondo circolare non può avere paura del cambiamento, non può pensare che una bacchetta sia solo un oggetto usa e getta, ma non può nemmeno escludere la bellezza. La bellezza e il buon gusto diventano motivazione per accettare le transizioni, obiettivo da perseguire con l’obbligo di avere una visione grandangolare sul mondo. Tom Davies sta affrontando il suo percorso nel calcio e nel mondo in cui tutti viviamo con la doppia responsabilità di essere allo stesso tempo mimetico e fluorescente, fonte di ispirazione e mattone di un grande muro, magari di quelli rossi tipici di Liverpool, o dei sassi di un trullo, incastrati perfettamente da secoli.
Photographer: Matt Spratt
Photographer Assistant: Lucinda Graham
Stylist: Edoardo Lasala
Hair: Alexis Day
Make-Up: Riona O’Sullivan
Interview: Tommaso Berra