Noah Okafor
The Artist
Grazie al cinema italiano, una delle più popolari definizioni del concetto di “genio” è quella che lo descrive come “fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità di esecuzione.” Anche se il genio è considerato tale quasi a prescindere dal campo in cui opera, come fosse un carattere innato e irrinunciabile, spesso il termine viene utilizzato nel mondo dell’arte e della creatività nel suo significato più ampio. Tra le arti, la pittura è forse quella più svincolata da leggi e regole, permettendo di rappresentare concetti molto astratti attraverso gesti veloci e istintivi nei quali è racchiusa luce, materia e racconto. Non bisogna cadere nell’inganno che in pittura la genialità non passi attraverso un periodo di studio e disciplina, che si consuma in molti casi nelle accademie, proprio come quella in cui è ritratto Noah Okafor, il protagonista del nuovo episodio di More Than
Il giocatore del Milan è plastico esempio di come la fantasia e la velocità possano aiutare a definire l’idea di talento. Con l’aumento della velocità e l’esasperazione del gioco intorno a scontri individuali - fisici e tecnici - sembra che il nuovo calcio dipenda sempre più dalla fantasia, dall’intuizione e dalla velocità di esecuzione di quei giocatori che orbitano nell’ultimo terzo di campo, proprio come Noah Okafor. Il giocatore rossonero incarna le caratteristiche di quei calciatori di fantasia, istintivi e capaci di emozionare il pubblico come gli artisti, creando un legame con l’idea di “Beautiful Game”.
Il concetto di “genio” viene legato all’arte con la corrente del Romanticismo, ma il significato con cui veniva utilizzato nel 1700 non è distante dal modo in cui intendiamo oggi quelle personalità capaci di trasferire una forte visione personale in ciò che fanno, definendo più di altri l’idea che il pubblico ha di loro. La naturalezza con la quale i calciatori riescono ad esprimere fantasia in campo è una delle più dirette forme di comunicazione tra calciatore e pubblico, una lingua che collega un concetto universale a un piacere, creando un lessico emotivo che accomuna arte e calcio, come riconosce anche Noah:
“Non sono un grande esperto d'arte e non posso vantare una conoscenza approfondita, ma so che molte cose possono avere una qualità artistica. Ci sono molti punti in comune tra l'arte e il calcio: per dipingere un quadro ci vogliono pazienza e precisione, ma anche coraggio quando si vuole esprimere qualcosa di speciale. I dipinti possono essere impressionanti, audaci e folli. Possono avere qualcosa di affascinante e catturare l'attenzione. Mi piace questa complessità. L'arte mi lascia a bocca aperta e mi stupisce, pittori, stilisti e atleti possono essere tutti grandi artisti. Ognuno con la propria arte fa parlare di sé in modo molto diverso.”
Tra i tanti parallelismi che si potrebbero fare tra arte e calcio uno di questi è il legame imprescindibile con uno strumento di lavoro, prerogativa indispensabile per creare qualcosa di fisico e visibile, che esca dal mondo dell’immaginazione e dell’astrazione. Negli scatti realizzati con Noah Okafor per questo numero di More Than il pallone rappresenta quello che il pennello è per gli artisti, mentre l’attaccante del Milan posa tra cavalletti, le tele e le sculture equestri esposte all’interno della Milano Painting Academy. All’interno non c’è una sola direzione, non si insegna una corrente artistica ma piuttosto a maneggiare un dono, canalizzarlo e renderlo visibile. Gli studenti si muovono intorno a Noah come se anche lui fosse uno allievo, come se quel luogo fosse una scuola per talenti vari, con le tele di nature morte, pittura di genere, scene sacre e altre più astratte.
“L’arte come il calcio è forte, audace e folle. Può avere un dettaglio affascinante che cattura immediatamente l'attenzione. Mi piace questa complessità.”
“L’arte come il calcio è forte, audace e folle. Può avere un dettaglio affascinante che cattura immediatamente l'attenzione. Mi piace questa complessità.”
Nonostante l’evoluzione nella forma, nei soggetti e nelle intenzioni degli artisti, gli strumenti non hanno subito particolari variazioni, i pennelli e le spatole ricordano quelli utilizzati secoli fa, e il pallone non si discosta molto da quelli in cuoio utilizzati dai fondatori del gioco. Noah Okafor rappresenta quel legame tra creatività e strumento, la sua voglia di giocare con il pallone tra i piedi nasce dalla consapevolezza di potersi esprimere in campo attraverso la fantasia e i tocchi di luce. Di Okafor stupiscono proprio i movimenti del corpo, risultato di anni di studio di idoli del passato, come lui stesso confessa: “Kakà per me non è stato solo un calciatore. Il modo in cui si muoveva in campo era semplicemente bellissimo. I suoi gol non erano mai solo gol; ognuno di essi era una piccola opera d'arte. È un grande onore per me giocare per lo stesso club.” Kakà e i giocatori di quella sostanza sono stati i modelli di Okafor, che come in una accademia d’arte ha studiato sporgendosi dalla tela, mentre con un occhio chiuso prendeva le misure, da replicare per il miglior dipinto realistico, quello che lo ha portato a giocare i Mondiali con la Nazionale svizzera e fino in Champions League, di cui Noah ha il logo tatuato sul polso.
Nato il 24 maggio 2000, Noah Okafor è cresciuto come molti della sua età guardando una generazione di grandi calciatori passati per il Milan. Da Basilea e poi Salisburgo, Milano è stata fonte di ispirazione per Okafor, e parlando della città il numero 17 rossonero racconta a nss sports di questi primi mesi in Italia: “Sono a Milano solo da pochi mesi, non sarei onesto a dire di conoscere già completamente la città. Non sono ancora un insider. Credo che Milano sia una città che emana una grande energia. È piena di sorprese e quando passeggio per le strade scopro sempre piccoli luoghi nascosti, cortili dove non ci si aspetterebbe di trovare tanta bellezza.” La propensione a vedere la bellezza negli spiragli più piccoli si collega sempre al modo in cui Okafor intende il calcio nell’ultimo terzo di campo. Milano poi aiuta l’occhio ad osservare nei dettagli della città, dentro i portoni o le vetrine delle botteghe storiche; Okafor ammette di aver studiato la città già prima del suo arrivo: “ho fatto qualche ricerca su Google e ho imparato a conoscere Milano”, una ricerca che andava di pari passo con le aspettative che intanto crescevano. “Da qualche parte ho letto una cosa che mi è rimasta in mente: Milano è il luogo dove le idee diventano realtà. Mi piace questa descrizione. Spero e credo che le mie idee possano prendere vita anche qui.” Per ora Okafor sta provando a prendersi il Milan, mentre prova a prendersi Milano vivendola e studiandola con attenzione, per ora mentre parla della sua nuova città la descrive con cinque aggettivi, che sembrano dipingere un quadro realistico di come Milano appare anche all’esterno: “Forte. Ispiratrice. Elegante. Competitiva. Energica.”
Tra le tele, dentro overall Gucci e look Givenchy e Dsquared2, Noah ci parla di energia, ispirazione e creatività, e anche mentre parla di moda racconta molto della propria filosofia: “Sono sempre aperto alle novità. Mi piace quando la moda è accattivante e stravagante”. Senza essere ripetitivi torniamo sempre lì, alla manifestazione di un’energia interiore che il giocatore del Milan esprime attraverso la fantasia e l’istinto “Molto di quello che indosso dipende da come mi sento al momento”. Noah Okafor è il risultato del calcio contemporaneo, ma anche del modo più contemporaneo in cui le nuove generazioni si auto identificano nel mondo, creando strade dove non sembrano esserci, esprimendo sé stessi con gesti di imprevedibile genio e autentica bellezza.
Photographer: Alessio Keilty
Stylist: Fabiana Guigli
Photographer Assistant: Jacopo Peloso
Stylist Assistant: Giuditta Aresi
MUAH: Amy Kourouma
Interview: Tommaso Berra
Footballer: Noah Okafor
Location: Milano Painting Academy