Slick Watts, l'uomo con la fascetta
La storia di come la NBA ha conosciuto la moda della fascia in testa
02 Maggio 2017
Quando andavo al liceo nella stagione 2000-01, i Los Angeles Clippers, all’epoca gli sfortunati “C(l)ipp”, avevano preso quattro rookies: Keyon Dooling, Darius Miles, Quentin Richardson e Zendon Hamilton. Questi erano affiancati da Lamar Odom, genio assoluto della pallacanestro ed ex-campione NBA, che però aveva sposato una della Kardashian e quindi: "uomo rovinato" (tenete l’icona aperta, anche perché questo ragazzo ha una storia fantastica e in più è uscito da un coma vero e proprio); Jeff McInnis, Corey Maggette e altri di minor conto. La questione é che, essendo sfigatissimi all’epoca, Tele+, non si sognava di mandare in onda una loro partita e quindi non sapevo dove ammirarli. Fortunatamente, però, finivano puntualmente nella 'Top 10' di NBA Action. Il guaio è che ad ogni azione spettacolare, schiacciata o tripla sulla sirena che fosse, Darius "The Punisher” e Quentin, detto Q-Rich, si battevano i pugni su questa benedetta fascetta sulla fronte, che non serviva a niente visto che i loro capelli erano corti.
Nessuno mi ha mai spiegato il significato del gesto, peccato che io già usassi internet con il 56K e quindi riuscì a scoprire il significato, sopratutto dopo aver visto una schiacciata di D-Miles sul mormone Shawn Bradley. Tra l’altro lui ogni volta prima della partita scommetteva con Q sul numero di volte che lo avrebbe umiliato, andando su al ferro come pochi. Il gesto si chiama "Headbops", e il significato è: "You better pay attention and get your antenna up”. Ossia "tira fuori le antenne e presta attenzione a questo". Lo so, lo so… Sono americani, meglio non chiedere di più. Però questi due giocatori impressionarono "his airness" Micheal Jordan, che l’anno prima del suo secondo ritorno li “brandizzò” con la sua marca e li mise dentro ad una serie di commercial per le Nike Jordan XVII e ovviamente il gesto non poté mancare. In più, entrambi i ragazzi sono nati e cresciuti a Chicago, quindi il matrimonio era più che perfetto. Il gesto per me era il più che figo che avessi mai visto, ma la cosa che non mi spiegavo era perché c**o tutti i giocatori dei Clippers portassero la fascia in testa.
La pubblicità delle scarpe aveva come sotto fondo sonoro dei brani del compianto Keith Elam, meglio conosciuto con il nome di G.U.R.U. (Gifted Unlimited Rhymes Universal), voce del leggendario duo hip-hop Gang Starr insieme a DJ Premier. In una con Ray Allen, lo slogan era “All Rhythm, No Blues”, ed ecco da dove proviene la fascia. Il primo a indossarla con stile, creandogli attorno un notevole significato, è un 'Bluesman' della pallacanestro che è nato a Rolling Fork, nel Mississippi, da dove è partita tutta la carriera e la musica di Muddy Waters. Vi ricordate la scorsa storia? Quella del "2-0-6, my city", con Doug Wrenn che collega cinque fuoriclasse come Jamal Crawford, Isaiah Thomas, Nate Robinson e Brandon Roy? Ecco, dobbiamo restare nella città color rubino insieme a Sonics Guy (ribadisco, vietato chiamarlo con il suo vero nome "Kris Brannon", poi vi spiegherò) nel negozio di dischi più bello di Seattle.
Su Google con il suo vero nome non lo trovereste mai, ma se invece lo cercaste con il suo soprannome “Slick”, seguito da Watts, allora Wikipedia vi risponderebbe immediatamente. All-America in ogni sport al liceo e all’università, prima a Grand View (1969-70) e poi a Xavier, in Louisiana (1970–1973). Fu undrafted nel 1973 nella NBA, preso poi dai Seattle SuperSonics alla corte di Bill Russell per "colpa" di suo cugino, che lo allenava al college. Porta da subito in campo la fascia perché da ragazzo, giocando a football, prese una botta così forte sul cranio che in quella zona non gli son cresciuti più i capelli e da quel momento quell’accessorio è diventato parte del suo vestiario dentro e fuori dal campo. Sottolineo due volte "Fuori dal campo".
Seattle impazziva per lui e quando fu ceduto nel 1978, prima che la franchigia vincesse il titolo, i tifosi piangevano e urlavano dalla disperazione, come se si fossero sciolti i Beatles. Sì, perché dal 1973 fino alla trade con i New Orleans Jazz lui diventa numero uno nei cuori di tifosi e non, poi NBA All-Defensive First Team, NBA assists leader e NBA steals leader. Gli attaccanti tremano quando lo incrociano giù sulle gambe, in posizione difensiva. Lottava come pochi e quella fascia lo faceva concentrare il triplo e in una mischia su di una palla vagante ne emergeva solo uno, ed era sempre lui, “quello con la fascia”. Se LeBron, Iverson, Terry, Smith, Wallace e tutti gli altri oggi portano la fascia, lo devono a lui.
Ecco, ora, sia che siate al campetto o in una partita di campionato, se portate la fascia "on head” e segnate un cantero, battetevi i pugni sulla fronte alla "D and Q", ma dedicate il canestro a Slick Watts, eroe di Seattle per sempre.