Fenomenologia del tradimento calcistico
Da Luis Figo a Donnarumma, passando per Ibrahimovic e Higuain
16 Giugno 2017
Il ruolo del tradimento nella società attuale sembra quasi fondamentale quanto il patto stesso che si va a rompere. Come se il comportamento che pretende di recidere il rapporto sia diventato la normalità, mentre un atto di amore fedele appartenga ad un passato, ed in quanto tale appaia come anacronistico. Il termine deriva dal latino tradimentum: l’atto e il fatto di venire meno a un dovere o a un impegno morale o giuridico di fedeltà e di lealtà; con particolare riferimento al dovere o all’impegno di essere fedele al coniuge o alla persona cui si è uniti da un rapporto d’amore e d’affetto. Rapporto d'amore o d'affetto, anche la Treccani sottolinea come il sinallagma del rapporto d'amore fedele, si regga su quanto di più complesso ci sia: la libertà individuale. Non c'è coercizione nell'amore fedele, o lo si vuole conservare o arrivederci e grazie.
Il rapporto d'amore che lega un tifoso ad un giocatore, magari per identificare la propria passione in un unico corpo, avere un punto di fuga delle proprie passioni, è qualcosa di complesso da comprendere: spesso l'unico contatto reale è a decine di metri, uno sugli spalti l'altro in campo; ancora più spesso uno è miliardario e l'altro ha una fame nera, senza che questo intacchi le dinamiche sentimentali. L'adorazione prende la forma dell'amore sconfinato, perciò i tradimenti in questo caso provocano un dolore straziante.
È per questo che viene associata la parola "cuore" a questa delusione. I napoletani ne hanno sperimentate due dolorosissime, una più recente ma una risalente nel tempo che ha permesso di inaugurare il termine "Core 'Ngrato", riprendendo una formula per l'appunto amorosa di un pezzo di Josè Carreras e di Enrico Caruso. In principio fu Altafini, che con il suo passaggio alla Juventus si coprì di un onta agli occhi dei napoletani che ha avuto bisogno di oltre trent'anni per essere lavata via: "ora non sono più io core 'ngrato", ha detto dopo il passaggio di Higuain alla Juventus la scorsa estate. Quasi come se si fosse levato un macigno dalla schiena. I riti al limite del vudù dei napoletani spaventano, non c'è che dire.
Napoli, Barcellona, due città estremamente simili. Stessa struttura geografica, un mare che accarezza un lato, ed una storia nel cuore dei quartieri stretti che accoglie dall'altro - con tratti cupissimi del gotico e della tradizione borbonica, quasi gemellate, che attirano a se. Ma simili anche perché teatro del più grande giocatore di sempre. Quel Diego che in Catalunya ricordano ora come un rimpianto ora come un piantagrane, mentre a Napoli è passato per porre la prima pietra di una nuova religione. Ma Barcellona anche come doppio tradimento: prima Luis Figo – un trauma ben descritto dal lancio di oggetti nei suoi confronti in un Barca – Real al Camp Nou – poi Ronaldo; il cui passaggio ha forse ferito meno solo perché intervallato da quel periodo nero passato all'Inter. Come se le sfortune cadute su un fenomeno destinato a cambiare il calcio per sempre fossero così ingiuste da perdonare anche quello sgarro.
Ma come tutte le cose in questo mondo, anche il tradimento deve essere sorretto da regole ben precise, e quindi ci si chiede: c'è un numero predeterminato? Roby Baggio potevano essere chiamato traditore al primo passaggio dalla Fiorentina alla Juve, ma cosa diciamo degli altri 4?
Allo stesso modo, perché se un giocatore è stato oggetto di amore ed odio profondissimi provoca una strana percezione del tradimento? Come mai il passaggio di Balotelli dall'Inter al Milan – con intervallo Manchester City – non è mai stato visto come più di un capriccio da bambino vittima del suo procuratore; mentre molto più sofferente fu l'addio di Ganz, passato da una sponda milanese all'altra, dopo aver sentito per tanto tempo il coro nerazzurro: "El segna sempre lu!". Però se non fai vincere nulla, per quanto grande tu sia, anzi se addirittura una volta lasciata la squadra – direzione Barcellona – il tuo ex team si porta a casa il Triplete, il tuo ritorno in Italia all'acerrima nemica non fa granché male, anzi. Ibrahimovic gli interisti lo vedono come una storia bella e fugace prima del grande e vero amore: Mourinho.
Se si pensa agli allenatori uno dei dolori più grandi per tifosi romanisti e milanisti contemporaneamente, lo ha causato Fabio Capello. In quella Juve precedente al fango di calciopoli. Ma anche Tevez – i due lati di Manchester – o Collovati, che passa dopo sei anni al Milan ai cuginastri nerazzurri; ancora più grave vista l'imminente retrocessione dei diavoli rossi: fuggi via mentre la barca affonda. Fino ad arrivare ad uno degli uomini di sport che più hanno rivoluzionato lo scenario in cui si sono trovati a giocare prima, e ad allenare dopo: Joahn Cruijff ed il suo passaggio al Feyenoord, che gli ajacidi ancora devono digerire.
Il calcio è fatto di tradimenti, perché l'amore è fatto di tradimenti, non c'è altra spiegazione.