Come l'NBA si sta preparando al Coronavirus
Piccole precauzioni per evitare grandi problemi
05 Marzo 2020
Dopo il primo decesso causato dal Coronavirus nello stato di Washington, anche negli USA sta esplodendo il panico generale, causando reazioni a catena che hanno colpito anche i principali campionati sportivi nordamericani. I funzionari sanitari stanno informando i team della NBA, della NHL e della MLB consigliando di consultarsi regolarmente con i Centri per il controllo e per la prevenzione delle malattie riguardo l’evoluzione del COVID-19.
Il giro d’affari, soprattutto in NBA (nonché la lega sportiva con maggior fatturato al mondo), non permette piani per l'annullamento o il rinvio delle partite, tantomeno si potrebbe pensare di giocare partite in arene vuote e, nonostante ci siano già stati esempi in altri sport - vedi nella serie A di calcio italiana - quelli professionistici americani per ora stanno procedendo senza particolari intoppi, ovviamente con un costante monitoraggio della situazione, così come dichiarato direttamente da NBA: "La salute e la sicurezza dei nostri dipendenti, team, giocatori e fan è fondamentale".
Tra le raccomandazioni a breve termine alle squadre, la NBA consiglia ai giocatori di evitare gli high-five con i fan e di evitare di prendere oggetti come penne, palle e maglie per autografarle.
Tra le maggiori preoccupazioni affrontate nel front office NBA e nella sede della Lega, c'è la possibilità che gli eventi di international scouting, come l'Hoop Summit a Portland ad aprile, e il Chicago Draft Combine a maggio, eventi che ospitano centinaia di giocatori, allenatori, addetti ai lavori e personale medico, possano diventare di portata più limitata, o, addirittura, essere cancellati in base alla possibile escalation del focolaio.
Alcuni giocatori stanno già prendendo a cuore i consigli dell'NBA; Jimmy Butler ha detto di non essere necessariamente preoccupato o di non essere intenzionato a evitare contatti con i fans: "Non ci penso niente", ha detto Butler. "Sarò ancora quello che sono. Saremo ancora quello che siamo''. CJ McCollum di Trail Blazers ha twittato durante il fine settimana sulla necessità di prendere precauzioni e che per il momento si prenderà solo una pausa dalla firma degli autografi, mentre Kemba Walker ha detto lunedì che sarà cauto "Firmerò ancora alcuni autografi, ma andrò semplicemente in giro con il mio pennarello".
The Corona Virus has officially hit Oregon. More specifically Lake Oswego...Make sure y’all washing y’all hands with soap for 20 or more seconds & covering ya mouths when you cough. I am officially taking a break from signing autographs until further notice.
— CJ McCollum (@CJMcCollum) February 29, 2020
Sincerely,
CJ
UPDATE:
Nella notte tra domenica 8 e lunedì 9 marzo la NBA ha tenuto una teleconferenza che ha coinvolto tutte le franchigie della Lega ed in particolare i loro staff medici, consigliandogli di organizzare delle equipe di psicologi e virologi in grado di informare quei giocatori che potrebbero essere spaventati dalla diffusione del virus fornendogli un'idea più chiara dei rischi che stanno correndo e sulle precauzioni da prendere. La NBA ha già bloccato accesso ai locker room per tutte le persone che non sono indispensabili alla squadra, impedendo, per esempio, l’ingresso ai giornalisti che solitamente possono entrare negli spogliatoi fino ad un quarto d’ora prima dell’inizio gara e da un quarto d’ora dopo la fine della stessa.
Nella giornata di oggi invece ci sarà invece una conferenza tra la NBA e i 30 proprietari delle squadre per mettere sul tavolo delle diverse soluzioni da attuare a seconda della gravità della situazione che si sarà costretti ad affrontare da qui a breve termine: rumors dicono che la scelta che verrà presa col passare del tempo sarà quella di giocare partite a porte chiuse, per evitare che 10-15-20mila persone possano stare a stretto contatto, per lo più in luogo chiuso, ma saranno decisioni che dipenderanno dalla localizzazione delle città in rapporto alla diffusione del virus, tanto che un'altra proposta potrebbe essere quella di trasferire le partite che dovrebbero giocarsi nelle città maggiormente coinvolte dal contagio in zone in cui la situazione è meno complicata sotto l’aspetto sanitario.
La parte interessante, e molto diversa dalla gestione calcistica-europea, è che, stando al contratto tra NBPA (l’associazione giocatori) e la NBA, in caso di partite a porte chiuse i proprietari delle squadre potrebbero trattenere l’1% degli stipendi dei giocatori, in modo tale da non essere gli unici a pagare le conseguenze di questa pandemia. Inoltre, ne andrebbe di mezzo anche il salary cap del prossimo anno, che viene deciso alla fine della stagione sportiva in base alle entrate (che comprendono anche biglietti venduti, merchandising, e tutto quello che gira intorno all’evento stesso) della stagione appena conclusa: se le entrate di quest’anno corrente dovessero diminuire, ci sarebbe un conseguente abbassamento del salary cap e quindi degli stipendi dei giocatori.
Pare che alcune franchigie, per paura di rimanere già dalle prossime partite con i palazzetti semi-deserti, abbiano cominciato a svendere i posti a sedere sui loro siti di ticketing: su StubHub da ieri si potevano già comprare biglietti degli Warriors (che giocano a San Francisco, una delle zone più colpite del nordamerica) a 23$ e quelli di Pacers, Wizards, OKC Thunder e Philadelphia 76ers sotto gli 8$, prezzi particolarmente accessibili se si pensa ai prezzi medi stagionali che si aggirano intorno ai 250$.
Nel frattempo anche l’atteggiamento dei giocatori, inizialmente diffidenti nei confronti della gravità della diffusione del COVID-19, sta cambiando: LeBron James, che nei giorni scorsi aveva dichiarato di non essere intenzionato a giocare con arene a porte chiuse, ha fatto dietro-front ed ha ammesso che rispetterà qualsiasi decisione presa dalla Lega: "Ovviamente, sarei molto deluso dal non avere i fan, perché è il motivo per cui gioco ma bisogna ascoltare le persone che hanno ben presente quello sta succedendo, e se ritengono che sia meglio per la sicurezza dei giocatori, la sicurezza del franchising, la sicurezza della lega, allora lo ascolteremo tutti".
La notte scorsa il centro turco dei Celtics Enes Kanter è sceso in campo ricordando a tutti, attraverso una scritta sulle proprie scarpe, uno degli steps fondamentali per evitare la diffusione del virus: WASH YOUR HANDS.
Very important message!!
— Enes Kanter (@EnesKanter) March 10, 2020
Game Time pic.twitter.com/zUQlNfUW3g
Victor Mather del New York Times ha notato come l'epidemia di Coronavirus abbia sollevato preoccupazioni in tutto il mondo dello sport, in particolare attorno alle Olimpiadi estive di Tokyo 2020. Il membro del Comitato Olimpico Internazionale, Dick Pound, ha dichiarato che ''i funzionari potrebbero prendere in considerazione la possibilità di annullare l'evento, che inizia il 24 luglio, se la situazione aumentasse’’.
Augurandoci che il caos mediatico creato nel nostro paese non venga imitato, non ci resta che attendere gli sviluppi dal resto del mondo, con la speranza che la gestione del virus, e degli eventi sportivi, venga applicata con un maggior buon senso.