Ci vestiremo da ciclisti?
Da Dior a Cinelli, il nuovo trend sportivo viene dal mondo delle due ruote
20 Maggio 2022
Ormai non è più una sorpresa vedere capi pensati per la performance sportiva usati anche nella vita di tutti i giorni, decontestualizzati rispetto a quello che era l’originale design e reinterpretati in chiave lifestyle. E dopo che negli anni abbiamo visto prima il basket, lo skateboarding, l’alpinismo e infine il calcio diventare dei trend in grado di condizionare l’estetica e il gusto di designer e non, dobbiamo chiederci quale tenuta sportiva sta per diventare mainstream. In un epoca che non si accontenta di vivere le mode ma cerca costantemente di trovarne di nuove, stiamo osservando come l'abbigliamento dedicato al ciclismo stia venendo usato anche lontano dalle due ruote. Proprio ieri nella sfilata di Dior con il guest designing di ERL sono comparse delle jersey che potremmo definire "da ciclista". Dopo che negli ultimi tempi a turno abbiamo assistito al ritorno in auge prima dei cappellini da ciclismo, poi dei pantaloni in lycra e infine gli occhiali aerodinamici, ora è il momento dell'intero outfit.
Come per il Bloke Core, affinché una cultura si trasformi in un vero e proprio trend, deve accadere che ci siano due spinte uguali e opposte che si incontrino nel mezzo. Da un lato ci dev'essere una forte community che, attraverso una presenza radicata sul territorio e una spiccata sensibilità creativa, riesce a rendere intrigante e appetibile tale movimento anche per chi lo osserva da fuori. E il ciclismo può contare su una community di appassionati delle due ruote che ogni giorno diventa più grande e colorata, andando dai professionisti con lo sguardo fisso sul potenziometro ai pedalatori della domenica, che hanno riscoperto la bellezza di muoversi alla propria velocità. Mentre siamo sempre più in transizione verso la vita outdoor, tra outfit tecnici e lifestyle green, poche attività permettono di unire l’esplorazione e l’avventura all’uso quotidiano quanto spostarsi in sella di due ruote con le proprie gambe come instancabile motore.
Dall’altro invece deve arrivare la certificazione dei brand di moda, che usano tale estetica per le proprie collezioni rilanciandola ed aggiornandola su nuovi capi d’abbigliamento e modalità d’uso. In principio è stata Kim Kardashian con il revival dei pantaloncini compression che si usavano durante gli anni ‘80 per le classi d’aerobica, ma successivamente quello che sembrava un trend meramente femminile è poi stato declinato su più livelli, con le aziende di moda che negli ultimi anni si sono sempre più spinti sia nella creazione, oltre che alle immancabili biciclette brandizzate, anche di kit dedicati alle due ruote. Un fenomeno che non si è limitato solamente al womenswear anzi, e che con pezzi nelle collezioni di Off-White, Gucci, Jacquemus e Balenciaga è diventato sempre più mainstream.
In particolare è stato Virgil Abloh, che nel 2020 ha realizzato una jersey in collaborazione con lo street artist newyorkese Futura, è stato un avido appassionato di sport outdoor tra i quali ovviamente rientrava il ciclismo. Una sua foto durante un giro sulla sua SystemSix Cannondale customizzata da Palace e Rapha ha reso ancora più mainstream una delle collaborazioni più pazze degli ultimi anni, quella tra il brand streetwear con il tri-ferg e il marchio londinese che forse più di tutti ha reso pop l’abbigliamento da ciclismo.
La collezione vista al Giro d’Italia 2020 sulle spalle dei corridori della squadra EF Education First è diventata un caso oscurando quella precedente di qualche settimana tra Supreme e Castelli. Così come abbiamo visto nel caso del BlokeCore, quando questi due tastemakers sovrappongono le proprie uscite sconfinando su sport a loro non proprio affini bisogna stare attenti. E infatti da quel momento il ciclismo è tornato ad essere uno degli sport più amati, grazie ai tanti giovani talenti emergenti come Tadej Pogacar, Mathieu Van der Pol e Wout Van Aert, e la bicicletta il mezzo più cool con il quale spostarsi senza inquinare, dalle BMX di Tyler, The Creator alle VanMoof elettriche di Frank Ocean.
La stessa varietà e personalizzazione che sta arrivando anche nel mercato dei kit e dell’abbigliamento dedicato, una volta molto improntato sulla performance e che invece negli ultimi anni si sta aprendo sempre più al lifestyle. Basti prendere l’ascesa ripidissima effettuata da Rapha, la società fondata nel 2004 a Londra e diventata il punto di riferimento per tutti coloro i quali vogliono farsi notare mentre pedalano. Sensazione confermata appunto dalla fumettistica collaborazione con Palace che ha rotto molte delle regole non scritte del ciclismo, alle quali sono seguite quelle con Paul Smith, Gore-Tex e Mr. Porter. Un approccio che guarda ai giovani delle grandi metropoli internazionali più che agli agonisti, e che ha già trovato una lunga serie di imitatori.
Senza andare per forza a New York, o Los Angeles, o ancora Amsterdam, tutte città dove la bicicletta è diventata uno stile di vita tra il post-hipster e il post-punk, in Italia Cinelli, marchio storico milanese, in pochi mesi ha effettuato due collaborazioni con realtà cittadine apparentemente molto distanti del proprio brand, ovvero l’Internazionale FC e Iuter. Due esempi che ci aiutano a capire quanto un mondo apparentemente chiuso sulla performance ha un potenziale di high-end luxury che si accorda con l’entusiasmo di tanti designer e brand di moda, che possono divertirsi a mixare i tessuti tecnici con pattern che spaziano dal retrò al futuristico.
Dopo che l’abbigliamento da outdoor, da Patagonia a Arc’teryx, è diventato una costante della nostra tenuta cittadina con quel tocco di overdressing che ci fa vestire per affrontare l’Everest anche quando dobbiamo andare al supermercato, perché non sgualcire delle strettissime tutine in lycra dai colori più improbabili quando sblocchiamo una city bike per andare a fare aperitivo?