Come Atlanta è diventata la capitale del soccer
Da nulla a campioni di MLS: in due anni l'Atlanta United ha ribaltato il calcio americano
11 Dicembre 2018
Googlando “atlanta calcio” mi è successa una cosa mezza particolare e mezza divertente, che sicuramente mi sarei dovuto aspettare: dopo aver eseguito la ricerca, è comparsa la scritta 'forse cercavi Atalanta calcio'. Ecco, questo piccolo e stupido episodio è la base dalla quale partire per parlare dell’Atlanta United, una squadra della quale molti, fino a ieri, ignoravano l’esistenza. Poi due giorni fa ha vinto la MLS (battendo in finale 2-0 i Portland Timbers) e ha cominciato a far parlare di sé. Tanto da costringere ad aggiornare il motto della franchigia, 'Unite and Conquer', in 'United We Conquered'.
Undeniable. Unforgettable.
— Atlanta United FC (@ATLUTD) 9 dicembre 2018
A season for the history books.
United We Conquered pic.twitter.com/XLIDyUnVoF
L’Atlanta United sostanzialmente fino a due anni fa neanche esisteva. Il club è stato fondato nel 2014, ma ha cominciato a scendere in campo solamente nel 2017. Eppure l’idea di fondare una squadra di calcio di Atlanta balenava nelle menti degli imprenditori da tempo. Il problema, però, era l’impianto sportivo: senza uno stadio, senza una casa, la squadra non poteva esistere. Infine è arrivato Arthur Blank e le cose sono cambiate radicalmente: già proprietario degli Atlanta Falcons (football americano), nel 2012 riuscì a ottenere grandi consensi grazie alla sua scelta di costruire un nuovo stadio che ospitasse sia le partite di calcio che quelle di football. Lo stato della Georgia ha approvato il progetto ed è così iniziata la costruzione del Mercedes Benz-Stadium, un impianto colossale da più di 70.000 posti (e da 1,6 miliardi di dollari), che forse qualcuno di voi ricorderà visto che la scorsa estate ha ospitato l'amichevole tra la Juventus e la selezione MLS All-Stars.
La storia dell’Atlanta United, come detto, comincia nel 2017, e il progetto si rivela fin da subito molto ambizioso: la proprietà decide di non seguire l’esempio di altre squadre di MLS e non tesserare nessun nome altisonante, nessuna vecchia gloria. Al contrario, la scelta è quella di puntare su una squadra giovane e ben organizzata. Come allenatore viene scelto Gerardo 'el Tata' Martino (sì, l’ex tecnico del Barcellona) e l’età media della squadra si attesta intorno ai 25 anni.
In un team di ragazzi però c’era anche bisogno dell’esperienza di giocatori esperti come Bobby Boswell, che in una recente intervista ha svelato quella che secondo lui è stata la chiave del successo della squadra:
“Dal momento del mio arrivo (agosto 2017, ndr) ci siamo allenati per 24 giorni di fila. In tutti questi giorni ci siamo concentrati su qualsiasi tipo di allenamento fisico. E ogni volta abbiamo lavorato nel giocare le uscite palla al piede dalla difesa. Ogni, singolo, giorno”.
Intensità, organizzazione, attenta preparazione. Il repentino successo dell’Atlanta United è frutto di lungimiranza e testardaggine, anche a costo di andare contro le regole:
“Ci allenavamo tantissimo e, dopo poco giorni che ero lì, l’associazione calciatori aveva già rifilato tre multe alla società perché non venivano concessi i giusti giorni di riposo ai giocatori. Per loro non ci davano abbastanza tempo libero”.
Il Tata Martino però non ha smesso di applicare il suo metodo (uscita palla al piede, attacco degli spazi), che nel giro di due anni ha portato la squadra a vincere il primo campionato della sua breve storia. Uno dei protagonisti di questa meravigliosa cavalcata è stato sicuramente il venezuelano Josef Martinez, che in Serie A lo ricordiamo come poco più di una comparsa con la maglia del Torino. In MLS si è riscoperto devastante, una macchina da gol: 31 reti e 5 assist nella regular season, 4 gol e un assist nei playoff (uno anche in finale) e un modo di calciare i rigori che qualcuno ha definito “il metodo perfetto”.
.@JosefMartinez17 doesn't do standard run-ups.
— Major League Soccer (@MLS) 13 novembre 2018
< @Audi #MLSCupPlayoffs > pic.twitter.com/FhoM7BWk5R
Martinez però è solo un ingranaggio della grande macchina costruita dal Tata Martino, che tra l’altro adesso lascerà Atlanta per andare ad allenare la Nazionale messicana. Anche il centrocampista paraguaiano Miguel Almiròn (classe 1994) dirà addio dopo aver alzato il trofeo, per lui si parla di un futuro in Premier League. Chi invece si unirà alla causa atlantina è il Gonzalo 'Pity' Martinez, fresco vincitore della Copa Libertadores con il River Plate: “Giocherò con questa squadra il Mondiale per club, poi a gennaio me ne andrò all’Atlanta United - ha dichiarato - è la società che ha creduto maggiormente in me, andrò a giocare in un campionato in forte crescita”. E non si può dare torto a Martinez.
Ad Atlanta il calcio è esploso all’improvviso, travolto da una passione fuori dal comune da parte dei tifosi: la squadra americana ha fatto registrare la cifra record di 53 milioni di spettatori in media per ogni partita, superando per 8 volte in stagione i 70.000 spettatori in tribuna. In occasione della finale, giocata proprio ad Atlanta, è arrivato il record assoluto per una gara di MLS.
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— Atlanta United FC (@ATLUTD) 9 dicembre 2018
Your new all-time MLS Attendance Record!
Thank you Atlanta for your unwavering support pic.twitter.com/CqkrE75hIn
Dopo i festeggiamenti e dopo i record, ad Atlanta è (già) tempo di progettare di nuovo il futuro. Prima i doverosi saluti al Tata Martino, poi l’attesa del nuovo tecnico, che secondo le ultime voci potrebbe essere Guillermo Barros Schelotto, che ha guidato il Boca Juniors fino alla finale di Copa Libertadores. Se dovesse davvero arrivare sulla panchina americana, Schelotto lo farebbe con una gran voglia di rifarsi e di costruire qualcosa di nuovo il più in fretta possibile. In pieno “stile Atlanta”, si può (già) dire.
E chissà se tra qualche tempo, andando su Google per trovare le ultime notizie sull’Atalanta, non appaia la scritta 'forse cercavi Atlanta'.